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Un caprone |
Mi è capitato di recente di discutere di “caso” su un newsgroup con un caprone newage di quelli intrattabili e irrecuperabili. È convinto che il caso non esista. Dice che se qualcuno indovina, in media, una volta su sei il dado che avete lanciato, non lo farebbe per caso. Gli ho fatto notare che è il risultato che ci si aspetta normalmente da chiunque; che anche un computer che genera un numero random tra 1 e 6 ci azzecca altrettanto bene; e che anche chi risponde sempre “4” in media ci prende una volta su 6.
Il caprone però è irremovibile: il caso non esiste e l'individuo in
questione dev'essere necessariamente dotato di qualche “facoltà
sconosciuta” (magari legata alla sua visione
cazzara della meccanica
quantistica), altrimenti avrebbe sbagliato sempre. Che si possa
indovinare un numero tra 1 e 6 tirando a casaccio è per lui
inconcepibile e in effetti non arriva nemmeno a capire che
sbagliare sempre sarebbe tanto strano quanto
indovinare sempre.
Pare incredibile, ma individui del genere esistono veramente, e
pretendono pure di essere esperti di fenomeni paranormali. Ma non è di
questo caso umano (il caprone, intendo) che voglio parlare.
Anche dalle discussioni inutili a volte scaturisce qualcosa di utile. Facendo ricerche sull'argomento mi è caduto infatti l'occhio su un libro intitolato “
Il caso non esiste” (
su Amazon potete leggerne un estratto e poi magari
acquistarlo, personalmente
ve lo consiglio). L'autore, David Hand, è un affermato docente universitario di statistica, uno studioso di prim'ordine a livello mondiale. Possibile che abbia scritto una simile enormità?
In effetti no, non è possibile (vedi, sotto, la
legge della leva di probabilità). L'
enormità è tutta merito dell'editore che voleva evidentemente un titolo ad effetto, anche se del tutto insensato. Quello originale è infatti “
The Improbability Principle”, un'idea che significa sostanzialmente
il contrario del titolo italiano.
Il libro parla delle coincidenze più strane, degli eventi più straordinariamente improbabili e incredibili, delle ragioni per cui accadono e continuano accadere, a dispetto del fatto che - in quanto tali - non dovrebbero accadere.
Il «principio di improbabilità» consiste di cinque leggi:
inevitabilità,
numeri veramente grandi,
selezione,
leva di probabilità e
prossimità sufficiente.
Esse attengono a livelli diversi. Alcune fanno riferimento ad aspetti
fondamentali del modo in cui è strutturato l’universo. Altre si fondano
su proprietà intrinseche di ciò che intendiamo per probabilità. Altre
ancora riguardano la psicologia umana. Nelle circostanze giuste, una
qualsiasi di queste leggi è sufficiente a dare prova del principio di
improbabilità, ma è quando tutte operano all’unisono che la sua forza
diventa notevole. E l’improbabile, per quanto inconcepibile, accade.
Di alcune di queste si è già parlato nell'articolo “
La psicologia delle coincidenze”. Vediamole a grandi linee. Ve le riporto tradotte direttamente dal
sito dedicato al libro.