lunedì 12 luglio 2010

Rapimenti alieni: realtà? (parte 3ª)

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La paralisi nel sonno ha tanti nomi nelle varie culture popolariLa paralisi nel sonno, detta anche paralisi ipnogogica, è un fenomeno comune: il 6% delle persone ne ha avuto almeno un episodio. Il cervello e il corpo si desincronizzano momentaneamente al risveglio dal sonno REM. Il corpo rimane paralizzato, come avviene normalmente durante il ciclo REM, ma la mente è semi-lucida o anche completamente conscia dell'ambiente circostante, anche - secondo uno studio giapponese - se gli occhi sono chiusi. L'esperienza non può essere tecnicamente classificata né come veglia né come sonno. Per alcune sfortunate persone questa leggera paralisi è accompagnata da orribili allucinazioni visive e uditive: luci brillanti, senso di soffocamento e la convinzione che sia presente un intruso.

I giapponesi lo chiamano kanashibari e lo rappresentano come un demone che cammina sul petto di uno sventurato; i cinesi lo chiamano gui ya, o pressione dello spirito. In Romagna prende nome di Mazapégul (uno spiritello dispettoso della tradizione popolare).

«La paralisi notturna rappresenta un terreno fertile per le fantasie ipnopompiche». La fase ipnopompica è quella in cui si passa dal sonno alla veglia e il cervello si trova in uno stadio intermedio fra queste due condizioni, per cui un sogno può estendersi alla fase di veglia. «I circuiti del cervello attivati durante il sogno», spiega Ronald K. Siegel (1992), «inviano segnali - come l'immagine di un intruso - alla corteccia cerebrale, dove sono elaborati come se provenissero dall'esterno. Dunque, le immagini del sogno si estendono alla fase di veglia e il dormiente percepisce immagini visive (o ha sensazioni in altre modalità  sensoriali) entro il contesto della reale camera da letto. Il nostro cervello riconosce in che stato si trova veglia o sonno solo dal contesto circostante. Nei sogni, il contesto è di immagini disorganizzate e ciò comunica al cervello che sta dormendo. Nello stato di paralisi/fantasia-ipnopompica il contesto è di percezioni organizzate e il cervello conclude di essere sveglio nonostante la natura molto differente delle percezioni. Così, dunque, il cervello viene ingannato da simili sogni allucinatori». 

Spesso nelle paralisi del sonno si avvertono presenze estraneeLa paralisi nel sonno con allucinazioni ipnopompiche può essere così inaspettata e terrificante che in genere le persone credono di essere colpite da gravi disturbi neurologici o di stare per impazzire. Quando ci si trova davanti a queste prospettive gli alieni non sembrano più un'alternativa così nefanda.

Però paralisi nel sonno e "rapimenti" non vanno sempre a braccetto. Si consideri per esempio il caso di "Janet", una redattrice di 52 anni di Chicago. Undici anni fa subì una terrificante esperienza extracorporea mentre stava a letto. Janet vide la sua testa stretta in una morsa mentre un gruppo di uomini stava a guardare. Immagini confuse furono proiettate sul retro dei suoi occhi, visioni che paragonò a un «ologramma tridimensionale che incideva qualcosa nella mia testa». La prima cosa cui pensò quando si risvegliò fu un brutale assalto sessuale di cui una volta aveva letto qualcosa. McNally pensa che sia il senso di impotenza derivante dall'essere immobilizzati che innesca associazioni con pratiche sessuali invasive.

Janet sperimentò orrore e vulnerabilità al risvegliarsi di questi messaggi che non riusciva a decifrare, e cercò l'aiuto di numerosi terapisti. Ma disse di non aver «mai pensato che ciò avesse a che fare con gli alieni. Pensai che fosse qualcosa che veniva dalle profondità del mio subconscio».

Allora perché alcune persone che sperimentano violente allucinazioni quando stanno per svegliarsi o addormentarsi concludono di essere stati rapiti? Una possibilità è che le persone ricamino sulle proprie esperienze durante la regressione ipnotica. Ma McNally e Susan Clancy ipotizzano che i "rapiti" non siano solo suggestionabili sotto ipnosi; creano invece attivamente delle false memorie. Sono giunti a questa conclusione studiando una delle questioni più controverse della psicologia odierna: la sindrome della falsa memoria.

La questione se la gente reprima o meno i ricordi traumatici fu messa in rilievo 15 anni fa, quando i pazienti sotto psicoterapia cominciarono a recuperare in modo sempre crescente ricordi di abusi sessuali, spesso attraverso tecniche porose come la regressione ipnotica e il vissuto immaginativo catatimico.
 
Alcuni psicologi cognitivi, compreso McNally, hanno argomentato che la gente sopprime raramente le memorie di abusi e traumi; è anzi più probabile rievocare l'incidente. Le vittime di abusi sessuali rimangono in silenzio «non perché incapaci di ricordare ma perché si tratta di un segreto terribile», dice McNally. Altri professionisti sostengono che le memorie traumatiche possono essere facilmente represse attraverso specifici meccanismi dissociativi.

Magritte, La MemoriaNel 1996, McNally e la Clancy furono i primi ricercatori a esaminare la funzione mnemonica di donne che credevano di aver recuperato ricordi di abusi sessuali nell'infanzia. Scoprirono che queste donne in laboratorio erano significativamente più prone a creare false memorie di eventi non traumatici rispetto a donne che avevano sempre ricordato di aver subito abusi sessuali o donne che non ne avevano mai subiti (i risultati sono descritti nel libro di McNally "Remembering Trauma").

I falsi ricordi furono accertati chiedendo ai soggetti di studiare semanticamente delle parole correlate (come caramella, zucchero, torta, biscotto) e poi di identificarle in una lista che contenesse dei falsi bersagli come "dolce"; parole che sono tematicamente simili ma che non erano state precedentemente presentate. I membri del gruppo coi ricordi recuperati erano di gran lunga i più proni a credere di aver visto i falsi bersagli.

Ma McNally e la Clancy non poterono accertare se le donne avessero effettivamente subito degli abusi sessuali. Dal momento che è contrario all'etica professionale creare false memorie di traumi, i ricercatori fecero la successiva miglior cosa possibile: crearono un gruppo i cui ricordi recuperati fossero quelli meno probabilmente accaduti realmente. Si trattava, ovviamente, dei "rapiti" dagli alieni.

false memorie e memorie soppresseMcNally e la Clancy riunirono un gruppo di persone che credevano di aver recuperato (in genere sotto ipnosi) ricordi di rapimenti da parte di alieni e un gruppo dai ricordi repressi i cui membri credevano di essere stati rapiti ma non avevano memoria conscia dell'evento. Questo gruppo aveva desunto il rapimento da abrasioni fisiche, dall'essersi svegliati in strane posizioni e a volte semplicemente dalla loro propensione per la fantascienza. C'era poi un gruppo di controllo con propensioni più terrestri che non avevano dichiarato alcuna esperienza di "rapimento".

I gruppi coi ricordi recuperati e repressi esibivano alti tassi di false memorie nel test del riconoscimento delle parole. Quelli con memorie "integre" di rapimenti andavano peggio di quelli che credevano che i loro ricordi fossero stati repressi.

Ma non potrebbe darsi che questo tipo di falsi ricordi sia funzione di un deficit di memoria incorso durante le esperienze traumatiche? No, afferma la Clancy: «i superstiti di traumi reali esibiscono una vasta gamma di problemi di memoria. Quelli con ricordi recuperati di traumi - sia che si tratti di abusi sessuali o rapimenti alieni - esibiscono solo un tipo di disfunzione: la tendenza a creare false memorie».



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