domenica 30 maggio 2010

Il pensiero magico - parte 1ª

Non è vero... ma ci credo

Un terribile gatto nero Superstizione, scaramanzia e magia sono un fenomeno sociale molto diffuso e spiegabile solo in parte con l'ignoranza o la paura.

Si tratta in effetti di una vera e propria predisposizione degli esseri umani al pensiero magico, un meccanismo mentale tipico dell'infanzia che, in forma ridotta, continua ad accompagnare l'individuo anche nell'età adulta.

Il pensiero magico è, secondo un paio di definizioni di Wikipedia, "un tipo di elaborazione cognitiva in cui manca una relazione causale tra soggetto e oggetto" ovvero una forma di "ragionamento causale che cerca correlazioni tra atti od espressioni e certi eventi".

Calvin e HobbesI bambini parlano coi loro pupazzi, li fanno vivere, attribuiscono a un giocattolo o a un oggetto il potere di proteggerli, per esempio, dal buio o comunque dalle situazioni di stress che non riescono a controllare in altro modo. Si pensi alla ormai proverbiale coperta di Linus o a Calvin e alla sua tigre di pezza Hobbes che egli fa diventare reale con la sua fantasia. Per il bambino il pensiero magico è importante tanto per questa funzione protettiva quanto per quella cognitiva: riempie i vuoti delle altre forme di pensiero e fornisce "spiegazioni" di situazioni che un bimbo non sa ancora affrontare con la logica e con l'esperienza.

Ma il pensiero magico è un meccanismo presente anche negli adulti. Se fumate vi sarà sicuramente capitato di accendere la sigaretta e un istante dopo vedere arrivare l'autobus o il treno che stavate aspettando (e doverla così spegnere); o di lavare la macchina per vederla sporcata dalla pioggia poco dopo. A livello razionale sappiamo che tra sigaretta e autobus e tra lavaggio e pioggia non ci possono essere relazioni causali, ma anche i più razionali in casi come questi si ritrovano ad imprecare contro il destino cinico e baro...

A chiunque, chi più chi meno, può succedere di sentire che tra un nostro pensiero, un nostro gesto o una nostra espressione verbale e un qualsiasi evento (reale o supposto, presente, passato o futuro) possa esserci qualche tipo di relazione di causa-effetto. Magari ci rendiamo conto che non è vero ma a qualche livello un po' ci crediamo (non è vero ma ci credo, come diceva Peppino de Filippo).

D'altra parte a volte il nostro cervello ci suggerisce associazioni ragionevoli che però si rivelano sbagliate. Come si dice, l'apparenza inganna. Guardate l'inizio del seguente video di James Randi (ci sono anche i sottotitoli in italiano), che dimostra come gli esseri umani facciano continuamente delle supposizioni basate su dati incompleti.
All'inizio del video lo sbufalatore James Randi (oltre a ingurgitare un'intera confezione di "sonnifero" omeopatico per dimostrare che l'efficacia di questi rimedi è come minimo opinabile - ma questa è un'altra storia) dimostra come il pubblico si sia ingannato pensando che stesse parlando loro tramite un microfono cne teneva in mano (era in realtà un rasoio elettrico) o che lui li stesse vedendo (inforcava un paio di occhiali senza lenti). In questo caso la presunzione del pubblico era ragionevole ma evidentemente la logica applicata non così ferrea come sembrava.

Insomma, se è vero che il pensiero magico ci spinge a trovare relazioni di causa ed effetto la dove la ragione ci dice che non possono essercene, anche quella della razionalità basata sulla percezione (credo a quello che vedo) è spesso un'illusione e noi tutti, chi più e chi meno, ci ritroviamo ad avere a che fare con questo meccanismo cognitivo che, come vedremo, ha comunque una sua funzione anche nell'adulto.

Il lungo articolo che segue (l'originale è qui) è di Mattew Hutson ed è stato pubblicato su Psychology Today. L'ho tradotto in italiano, cercando di integrarlo e di adattarlo a un pubblico italiano...

John Lennon, ImagineIl pensiero magico

Anni dopo la sua morte John Lennon è andato in tourné. Ha visitato, tra le altre località, Waco, New Orleans, e Virginia Tech, portando un messaggio di pace e amore in luoghi dove erano avvenuti tragici eventi.

Avreste potuto non notarlo così ricoperto di graffi e bruciature di sigaretta, ma se l'aveste sentito suonare non avreste potuto non avvertire la sua presenza.

In questo viaggio Lennon aveva assunto la forma di un pianoforte, nello specifico quello su cui compose "Imagine".

«Trasmette il suo spirito, e ciò in cui credeva, e quello ha predicato per anni», ha detto Caroline True, la direttrice del tour e collega dell'attuale proprietario dello Steinway, il cantante George Michael.

Libero dai cordoni di protezione di velluto poteva essere toccato e suonato da tutti. Secondo Libra LaGrone, la cui abitazione è stata distrutta dall'uragano Katrina, «è stato come dormire sulla felpa del babbo. Familiare, bello e personale».

«Non ho mai detto che questo pianoforte sia magico o che curi le malattie», ha detto la True. Ma ha visto anche i cuori più scettici riscaldarsi a quell'esperienza - anche in Virginia, dove il pianoforte è atterrato un solo mese dopo il massacro: «non potevo immaginare che un oggetto inanimato potesse dare tanto alla gente».

Forse non siete fan dei Beatles. Forse odiate addirittura pace e amore.

Ma siete progettati per cercare significati nel mondo, una predisposizione che vi lascia con meno controllo di quello che pensate sulle vostre credenze. Anche se siete degli atei convinti e tutti d'un pezzo che camminano sotto le scale e che pronunciano "new age" con disprezzo, credete nella magia.

Il pensiero magico spunta ovunque. Abbiamo superato alcune credenze irrazionali (Babbo Natale?) ma altre ce le procuriamo per conto nostro. Sopravvivere richiede riconoscere dei modelli - la notte segue il giorno, le bacche di un certo colore fanno male. E visto che non vedere l'ovvio spesso fa più male che vedere quello che non c'è, la nostra capacità di cogliere connessioni è esagerata.

Nessuno ha mai detto a Wade Boggs (un campione di baseball) che mangiar pollo prima di ogni partita l'avrebbe aiutato a migliorare la sua media di battitore; lo aveva deciso da solo e d'altra parte nessuno può mettere in discussione i suoi successi. Cerchiamo schemi perché odiamo le sorprese e amiamo mantenere il controllo.

Gli stress emozionali, gli eventi che hanno per noi un significato ci spingono fortemente a trovare spiegazioni magiche.

Eugene Subbotsky, psicologo all'Università di Lancaster, ci racconta un aneddoto esemplare. «Ero a Mosca e passeggiavo col mio figlio piccolo di fianco a un caseggiato vuoto», ricorda. All'improvviso un'auto parcheggiata cominciò a muoversi da sola, sterzò verso di loro per poi andare a schiantarsi contro un cancello di ferro, evitandoli per pochi centimetri. «Vedemmo la morte in faccia e ho continuato a pensare magicamente su questo episodio. Anche se sono un uomo razionale, uno scienziato, uno che questi fenomeni li studia, ci sono alcuni eventi nella vita che non si possono spiegare razionalmente. Ci sono circostanze in cui ho davvero la sensazione che qualcuno o qualcosa stia guidando la mia vita e mi stia aiutando» (personalmente avrei sentito che qualcosa stava cercando di uccidermi ma che doveva migliorare la mira).

«Si crede a vari livelli», sostiene la psicologa Carol Nemeroff, «e la risposta di molta gente, specialmente per quel che riguarda la magia è 'la maggior parte di me non ci crede, ma una piccola parte sì'».

La gente spesso riconosce di avere reazioni viscerali e dice che non ha senso agire in base ad esse - ma lo fa ugualmente.

Altre volte inseriscono la superstizione nella propria visione del mondo accanto alle altre spiegazioni. «Per esempio», dice Susan Gelman, una psicologa dell'Università del Michigan, «è Dio a mettere sulla tua strada un amante sieropositivo, ma è la biologia che ti fa contrarre il virus dal suo sperma».

Spesso le nostre credenze strambe non le registriamo nemmeno. Vedere relazioni di causa ed effetto nelle coincidenze può succedere persino prima di pesarci; non azzeccarci è a volte più legato alla percezione che alla razionalità. «Considerate cosa succede quando suonate il clacson e un istante dopo si spegne l'illuminazione stradale» osserva Brian Scholl, direttore del Perception and Cognition Laboratory di Yale. «Non potreste mai credere nemmeno per un momento che il vostro clacson abbia fatto spegnere le luci, ma sentirete comunque in modo irresistibile quella relazione causale. È il nostro sistema visivo che rifiuta di credere alle coincidenze». I nostri occhi troppo zelanti aprono la strada a macchinazioni superstiziose più elaborate. E risulta chiaro che per quanto razionale possa considerarsi, chi da importanza ai presentimenti si sentirà a disagio a tirare freccette alla foto di un bambino piccolo messa su un bersaglio. In qualche modo mettono in relazione l'immagine con la realtà. Anche la nostra mira cade preda delle intuizioni.

1. Tutto può essere sacro

Per alcuni il pianoforte di John Lennon è sacro. La maggior parte delle persone sposate considera sacre le proprie fedi nuziali.

Linus e la sua copertinaBambini senza alcuna nozione di santità si faranno esplodere i polmoni ululando per aver perso la loro copertina. Gli investimenti personali su oggetti inanimati possono delicatamente essere classificati come sentimentalismo, ma cos'altro potrebbero essere se non pensiero magico? C'è un significato invisibile associato a queste cose: un'essenza. Una fede nuziale o la copertina preferita possono essere sostituite da una identica o una quasi identica, ma questi surrogati (impostori?) non sarebbero lo stesso oggetto.

Quello che rende sacro qualcosa non è ciò di cui è fatta, ma la sua storia unica. E ciò che ci fa dare valore all'essenza sull'apparenza si manifesta molto presto nell'età. Gli psicologi Bruce Hood dell'università di Bristol e Paul Bloom di Yale hanno convinto dei bambini tra i 3 e i 6 anni di aver costruito una "macchina copiatrice". Ai bambini andava bene di portare a casa una copia di materiale prezioso prodotto dalla macchina, ma non un clone di un cucchiaio d'epoca della regina Elisabetta II: volevano l'originale.

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