domenica 26 luglio 2015

Come dimostrare a un cieco che la fotografia esiste?

«Come dimostreresti a un cieco che la fotografia esiste?». Questa è la domanda che mi è stata fatta.

Sapevo dove l'interlocutore voleva arrivare. Avevamo discusso di parapsicologia. Lui crede convintamente nei poteri psichici, ha avuto esperienze parapsicologiche e frequenta regolarmente un sensitivo. La sua posizione era che, dal momento che io non avevo sperimentato dei poteri psichici, non avrei mai potuto credere in ciò che lui “sapeva” essere vero. Non si può dimostrare a un cieco che la fotografia esiste e allo stesso modo nessuno potrà mai dimostrare a me che i poteri psichici sono reali.

Ho dovuto pensarci su per dieci secondi per trovare un modo di dimostrare che aveva torto. Ecco cosa gli ho detto.

Dai a un cieco una macchina fotografica, un treppiede e un telecomando per lo scatto. L'ideale sarebbe una Polaroid o una digitale con la possibilità di stampare immediatamente la foto. Tutti lasciano la stanza escluso il cieco. Il cieco si fa una foto indicando un numero a caso con le dita alzate (da uno a cinque). Una persona vedente ritorna nella stanza, guarda la foto e gli dice «tenevi X dita alzate». Se il numero è esatto e se continua a ricevere risposte corrette per quanti esperimenti faccia, il cieco sarà costretto ad ammettere che la fotografia è reale. Tecnicamente concluderà che l'ipotesi che “la macchina fotografica può registrare un'immagine visiva” potrebbe essere corretta.

Vorrà ripetere l'esperimento in stanze diverse e con vedenti diversi. Vorrà fare controlli più severi per esser certo che nessuno spii dal buco della serratura. Vorrà che altre persone cieche ripetano con successo l'esperimento. Ma essenzialmente sarà convinto dal metodo.

Il mio interlocutore a quel punto si è fatto silenzioso. È seccante quando le tue analogie ti si ritorcono contro. Io però volevo andare oltre. Volevo fargli io qualche domanda. La prima è stata questa.

Se ripetendo l'esperimento 1000 volte il cieco ricevesse la risposta giusta diciamo 225 volte su 1000 (tenendo conto che una risposta casuale darebbe più o meno 200 risultati corretti su 1000) potrebbe concludere che questa anomalia è una prova della fotografia?

E se, con controlli più severi, il risultato si portasse vicino a 200 risposte esatte, ossia alla pura casualità? E se scoprisse che il vedente stava barando?

E se al cieco fosse chiesto di fare un disegno su un foglio di carta da esporre alla macchina fotografica al posto delle dita? La persona vedente dovrebbe scrivere cosa pensa che il disegno rappresenti e un giudice dovrebbe valutare da 1 a 10 quanto la descrizione si avvicina al disegno. Diciamo che il cieco disegni un cerchio, che il vedente scriva “albero” e che il giudice assegni 7 perché un albero è più o meno tondo. Il cieco dovrebbe essere convinto?

Se il cieco dovesse scegliere uno di quattro simboli da tenere alzato davanti alla fotocamera al posto delle dita? Al vedente vengono mostrati i quattro simboli e gli viene chiesto in che grado ciascuno di essi si avvicina a quello nella foto. Il vedente fa “centro” se assegna il punteggio più alto al simbolo giusto.
Se il vedente facesse “centro” il 35% delle volte (quando tirando a caso ci azzeccherebbe nel 25% dei casi) il cieco dovrebbe essere convinto?
Se la persona che conduce l'esperimento fosse nella stanza quando viene fatta la foto e suggerisse alla persona vedente durante il processo di valutazione, il cieco dovrebbe essere convinto? E se fossero trovati diversi altri errori sperimentali?

Se un'organizzazione scientifica passasse 25 anni cercando di capire se i vedenti possono indovinare quante dita un cieco tiene alzate davanti a una macchina fotografica e concludesse che ci sono ben poche prove, ammesso che ce ne siano, a supporto dell'ipotesi?

E se un prestigiatore offrisse un milione di dollari al vedente in grado di superare il test delle cinque dita ma nessuno fosse in grado di farlo?

A questo punto il cieco non dovrebbe chiedere «come mai non riuscite a dirmi quante dita tengo alzate?»

Il ragazzo non ha voluto rispondere. Ha ammesso che la sua analogia andava bene per me che non avevo avuto esperienze psichiche ma che a quanto pare non funzionava se rivolta contro le sue convinzioni.

E poi dicono che sono gli scettici ad aver la mente chiusa!

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