venerdì 22 giugno 2018

Migranti economici

Migranti economici, USA,
anni '30 del secolo scorso
Nel 1939 erano gli abitanti dell'Oklahoma e degli stati centrali degli USA che salivano su delle automobili scassate tenute letteralmente insieme da un po' di fil di ferro e attraversavano il deserto del New Mexico per scappare dalla carestia prima di morir di fame, cercando lavoro in California. Oggi sono i cosiddetti "migranti economici" di tanti stati dell'Africa che cercano lavoro in Europa.

Di "Furore", il capolavoro di John Steinbeck pubblicato nel 1939, ho già parlato qui. Oggi, su twitter, ho letto alcuni commenti che sembravano dialoghi tratti da questo libro stupendo.

In poche righe di un libro scritto 80 anni fa ecco quasi (*) tutte le dinamiche di odio verso i migranti che vediamo quotidianamente oggi su giornali, TV e social media:
[...]

E… ora ti dico una cosa. Ti odiano perché si spaventano. Sanno che quando uno ha fame, la roba da mangiare se la piglia a tutt’i costi. [...] Perdio, e ancora non v’hanno mai chiamati ‘Okie’!”

Tom disse: “Okie? Che roba è?”.

“Prima Okie voleva dire che venivi dall’Oklahoma. Ora vuole dire che sei un lurido figlio di puttana, che sei lo schifo dell’umanità. Di suo non vuole dire niente, è il modo come lo dicono. Ma non ve lo posso spiegare. Dovete andarci. M’hanno detto che laggiù ce ne sono trecentomila come noi, e vivono come i maiali perché in California la terra è tutta privata. Terra libera non ce n’è più. E quelli che ce l’hanno se la tengono stretta a costo di ammazzare mezzo mondo per non mollarla. E si spaventano, e questo li fa imbestialire. Andate a vedere. Andate a sentire. La terra è la più bella del mondo, ma la gente ti tratta male. Sono così spaventati che si trattano male pure tra loro.”

Tom abbassò lo sguardo sull’acqua, e piantò i talloni nella sabbia. “E se uno si trova un lavoro e mette da parte un po’ di soldi, un pezzo di terra se lo può comprare?”

L’uomo più anziano scoppiò a ridere e guardò il figlio, e il suo silenzioso figlio fece un sogghigno quasi di trionfo. E l’uomo disse: “Non ce l’avrete mai un lavoro fisso. Vi toccherà cercarvi un pezzo di pane ogni giorno. E lo farete colla gente che vi guarda male. Metti che raccogliete il cotone, vi chiederete se le pese sono truccate. Alcune sono truccate, altre no. Ma per voi saranno truccate tutte quante, e non saprete quali, e tanto non ci potete fare niente lo stesso”.

[...]

“Gli Okie? Sono tutti dei disperati.”

“Cristo, io non me la fiderei a passare il deserto con un catorcio come quello.”

“Be’, tu e io abbiamo il cervello. Quei maledetti Okie non hanno cervello e manco cuore. Non sono esseri umani. Un essere umano non ce la farebbe a vivere come loro. Non ce la farebbe a vivere con quella sporcizia e quella miseria. Quelli mica sono tanto meglio delle scimmie.”

[...]

Erano affamati, ed erano agguerriti. Avevano sperato di trovare un focolare, e trovarono solo odio. Okie: i proprietari li odiavano, perché i proprietari si sapevano fiacchi mentre gli Okie erano forti, si sapevano sazi mentre gli Okie erano affamati; e forse i proprietari avevano saputo dai loro nonni quanto sia facile rubare la terra a un uomo fiacco quando sei agguerrito e affamato e armato. I proprietari li odiavano. Nelle città i bottegai li odiavano perché non avevano denaro da spendere: non esiste strada più breve per ottenere il disprezzo di un bottegaio, e il suo rispetto segue il percorso opposto. Nelle città i piccoli banchieri odiavano gli Okie perché con loro non c’era niente da spremere: non possedevano niente. E i braccianti odiavano gli Okie perché un uomo affamato deve lavorare, e se deve lavorare, se è costretto a lavorare, chi lo ingaggia gli dà automaticamente una paga più bassa per il suo lavoro, e a quel punto nessuno riesce a spuntare una paga più alta.

E gli espropriati, gli emigranti, inondarono la California: duecentocinquantamila, trecentomila. Dietro di loro i trattori invadevano la terra e i mezzadri erano costretti a lasciarla. E nuove ondate erano in viaggio, nuove ondate di espropriati e senzatetto, incattiviti, risoluti, e pericolosi.
Inutile dire che anche oggi, come allora, la guerra tra poveri impedisce di vedere chi è il vero nemico.

(*) Quasi: gli Okie erano bianchi, cristiani e parlavano l'inglese. I migranti di oggi sono quasi sempre neri, spesso musulmani e non parlano l'italiano.

giovedì 21 giugno 2018

I migranti palestrati

Mi capita di leggere sui social media i messaggi degli xenofobi elettori di Salvini o M5S (o destra estrema) che negano che i migranti economici fuggano dalla miseria perché sono tutti giovani e in salute, col fisico tirato, quasi avessero frequentato una palestra, mentre – a dir loro – dovrebbero essere scheletrici come nelle foto dei bambini dell'Africa subsahariana che muoiono di fame.

In parte hanno ragione: una volta scesi dalle barche, curati e rifocillati, sono quasi tutti giovani, forti e in salute. La ragione però finisce qui: non potrebbero in alcun modo essere come nelle foto di quelli che muoiono di fame e non è complesso da capire nemmeno per chi vota Lega...