lunedì 7 novembre 2011

Dolcenera

Ai poveri infelici che parlano dell'alluvione che nei giorni scorsi ha colpito Genova, le Cinque Terre e la Lunigiana come di un segno dell'ira divina che porterà all'Apocalisse, dedico una canzone scritta da Fabrizio De André nel 1996. L'album era "Anime Salve" e la canzone - bellissima come tutte quelle di Faber - si intitola Dolcenera.

L'avrete sentita molte volte ma probabilmente, come me, non l'avete ascoltata. Provate a farlo ora, guardando le immagini di questo video [aggiornamento del 24/11/2011: l'audio purtroppo è stato rimosso dal video, probabilmente per problemi di copyright]. Parla dell'alluvione che nell'ottobre del 1970 colpì Genova, causando l'esondazione di vari torrenti tra i quali il Bisagno.
Allora, come oggi, la città fu devastata: stessi torrenti costretti nel cemento che esondano, l'acqua nera che corre violenta e sale nelle strade e nei vicoli fino ai primi piani delle case, i passanti travolti, le auto ammucchiate le une sopra le altre e coperte dal fango, la gente disperata, i morti...
La copertina di «Anime Salve»
Nera che porta via, che porta via la via
nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera nera
nera che picchia forte che butta giù le porte

Nera di malasorte che ammazza e passa oltre,
nera come la sfortuna che si fa la tana dove non c'è luna
nera di falde amare, che passano le bare

Acqua che non si aspetta altro che benedetta
acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale
acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte

Acqua di spilli fitti, dal cielo e dai soffitti...
acqua per fotografie, per cercare i complici da maledire...
Acqua che stringe i fianchi, tonnara di passanti

Acqua che ha fatto sera, che adesso si ritira,
passa, sfila tra la gente come un innocente che non c'entra niente...
Fredda come un dolore, dolce e nera senza cuore...
Un proverbio ligure dice qualcosa tipo "cento anni e cento mesi l'acqua torna ai suoi paesi". Gli dèi vendicativi e crudeli e le ridicole profezie dei mistici e dei sensitivi non c'entrano nulla.

Il clima sta cambiando, forse per colpa nostra, ma questa non è una causa: semmai è un'aggravante. Tragedie come quella di Genova sono sempre successe e sono il segno della mancanza di una cultura ambientale, dell'incuria di noi uomini per il territorio in cui viviamo ma soprattutto del nostro miope egoismo e della nostra colpevole incapacità di ricordare; perché senza memoria i piani regolatori verranno stesi pensando al mercato immobiliare e non alle persone; si continueranno a fare i condoni edilizi (che condanneranno a morte la gente e il territorio); le costruzioni abusive rimarranno in piedi mentre i letti dei torrenti e le foreste verranno abbandonati a loro stessi; placidi rigagnoli che in condizioni eccezionali possono trasformarsi in fiumi continueranno a essere confinati in tubi di cemento per far posto ad appartamenti e centri commerciali; ecc.

Concludo citando Indro Montanelli che nel 2001, pochi mesi prima di morire, scriveva sulla questione della speculazione edilizia nella Riviera Ligure, scriveva: «nella distruzione della vostra Riviera è responsabile tutta la vostra classe dirigente, non soltanto quella politica. Ne sono responsabili quella imprenditoriale, quella finanziaria, quella mercantile, quella alberghiera. Tutti. Tutti, anche il cosiddetto uomo della strada: tutti abbacinati dall`irruzione dei cantieri, fabbriche di miliardi e di posti di lavoro; dalla speculazione edilizia che prenderà d`assalto il promontorio dando agl`indigeni la grande occasione di arricchirsi con un orto. Che pacchia! Una pacchia che durerà sei, sette, dieci anni, per poi ridurre questo angolo d'immeritato paradiso alla solita colata di cemento e di asfalto».



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